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Quindicinale a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche
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N. 19 - 21 ott 2020
ISSN 2037-4801
Focus - Gianni Rodari
Con Gianni Rodari ci conoscevamo bene per esserci incontrati più volte in convegni, presentazioni di libri, riunioni di redazione di “Riforma della scuola” di cui ero vignettista ufficiale. Ma l'incontro importante e del quale mi piace parlare per ricordarlo nell'anniversario della sua nascita è la “fantastica” esperienza delle “Giornate della fantastica”, che dal 6 al 10 marzo del 1972 ha tenuto a Reggio Emilia per il personale delle scuole dell'infanzia. A quelle giornate, come unico forestiero, io c'ero. Mi aveva invitato Loris Malaguzzi, grande amico, direttore e in qualche modo inventore dei nidi e delle scuole dell'infanzia di Reggio Emilia, considerate ancora oggi fra le più belle del mondo.
Quelle giornate non furono un corso di formazione tenuto da un grande scrittore, ma un vero e proprio laboratorio della fantastica, nel quale lo scrittore spiegava le regole, i trucchi della fantastica perché gli insegnanti che lo ascoltavano potessero utilizzarli poi con i loro bambini. Noi sperimentavamo le tecniche disegnando, inventando storie, giocando fra noi. La mattina dopo gli insegnanti presentavano ai loro bambini le proposte della fantastica sperimentate il pomeriggio precedente. Mentre Rodari restava in albergo per preparare l'incontro del pomeriggio, io, che non avevo altro da fare, giravo per le scuole per osservare le reazioni dei bambini alle proposte rodariane. È stato così che, senza nessun merito, ho potuto contribuire alla redazione della “Grammatica della fantasia”, il libro fondamentale che nacque da quelle Giornate, portando a Rodari i frutti del suo lavoro, come per esempio “La parolina ciao” o la storia del binomio fantastico: “La luce e le scarpe”.
Ma solo a pubblicazione avvenuta, mi accorsi che avevo involontariamente dato un altro, piccolo contributo a questo libro, a pagina 77 della prima edizione di Einaudi, nel capitolo su “Le carte di Propp”, compariva un brutto disegnino intitolato “L'antieroe”. Il brutto disegnino era il mio, realizzato in quei pomeriggi con un pennarello che poi aveva sbavato.
Dopo quella deludente collaborazione grafica i miei disegni hanno illustrato l'ultimo libro pubblicato da Rodari in vita: “Parole per giocare”, della Biblioteca di lavoro diretta da Mario Lodi e pubblicata da Luciano Manzuoli.
Quando alla fine del 1979 gli mostrai i disegni ottenni da lui la promessa che avrebbe presentato il mio primo libro di vignette che stavo ultimando. Il mio volume uscì all'inizio del 1981, ma Gianni ci aveva lasciato pochi mesi prima. Pensando che comunque le promesse debbano essere onorate, scelsi la poesia che mi sembrava più adatta a presentare il mio libro: “Un signore maturo con un orecchio acerbo”. In fondo si trattava di un signore con un orecchio verde che gli permetteva di ascoltare e capire i bambini, e il mio libro si intitolava “Con gli occhi del bambino!” Ed è stato per me un onore far conoscere in vari Paesi questa poesia, che considero fra le più belle di Gianni Rodari, visto che la Biblioteca di lavoro è rimasta una lettura limitata a poche persone, ai migliori insegnanti, purtroppo pochi.
Francesco Tonucci
Fonte: Francesco Tonucci, Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Roma -