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Mensile a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche
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N. 5 - 16 mar 2011
ISSN 2037-4801
Focus - Terremoto in Giappone
Non avrebbe mai pensato, Matteo Guerrini, di diventare un testimone in diretta di una delle più gravi catastrofi naturali della storia, come intensità, e della peggiore in assoluto del Giappone, il paese dove si è trasferito per svolgere un postdoc in Osteoimmunologia presso la Tokyo Medical and Dental University, e dove vive insieme con la moglie.
Nel racconto di quel terribile minuto e dei minuti, delle ore, dei giorni successivi, "la cosa importante", esordisce il ricercatore italiano, una lunga esperienza all'Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Milano con cui è in costante contatto professionale e amicale, è proprio che "io e mia moglie siamo al sicuro in casa nostra, un palazzo antisimico di recente costruzione, e che anche la nostra famiglia in Giappone sta bene e le abitazioni non hanno riportato danni".
Certo, di un'esperienza così la differenza è poterla raccontare. Ed ecco il racconto di Matteo: "La terra ha tremato forte e a lungo. Io ero in laboratorio - e dove se no - e stavo per iniziare un esperimento con alcuni colleghi. La terra ha iniziato a tremare, ma qui la cosa non è così infrequente. Il giorno prima c'era già stata una scossa di modesta entità e pensavamo fosse un'altra analoga.
Invece la forza della scossa ha preso ad aumentare, sempre di più", nota Guerrini con stupore.
I ricercatori hanno cercato rifugio. "I cassetti si aprivano e chiudevano, la mia bottiglia di soluzione salina si è frantumata al suolo, i libri cadevano dagli scaffali". Finita l'interminabile scossa, il biologo italiano e i suoi colleghi si sono decisi a uscire dal laboratorio. "La prima cosa è stata togliersi le ciabatte e infilare le scarpe", un rito fondamentale della vita giapponese, la seconda "sentire mia moglie, e prendere cellulare e portafogli: se viene giù il palazzo - ho pensato - non voglio trovarmi a Tokyo straniero, senza soldi e documenti. Siamo usciti in formazione compatta, per ultimo il mio capo".
Poco dopo, una nuova potente scossa fa volare davanti agli occhi di Matteo alcune finestre dall'alto di una torre di ben 26 piani. Ancora poco, e compaiono le prime squadre di uomini con il personale medico che assiste i feriti.
A permettere a Guerrini di allontanarsi è la sua moto: "Era ancora in piedi, così sono rientrato, ho terminato il mio esperimento in modo veloce e mi sono recato a casa: a dire la verità erano le 21.00, l'esperimento era piuttosto complesso". Anche il nostro biologo, insomma, ha acquisito la tipica calma giapponese. "Sono arrivato a casa con l'ultima scossa di assestamento, non abbiamo l'acqua calda né il gas. Ma sono felice di essere vivo".
Marco Ferrazzoli