Ultima edizione | Archivio giornali | Archivio tematico | Archivio video
Mensile a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Archivio
N. 4 - 27 feb 2013
ISSN 2037-4801
Editoriale
L'Italia è un paese che talvolta tende a estremizzare le posizioni tra 'pro' e 'contro'. Anche in merito al rapporto tra percorsi di studio e lavoro, contiamo la fazione dei fautori della formazione professionale, spesso motivati dalla presunta inutilità di intraprendere lunghe carriere accademiche, e i tifosi dell'istruzione superiore, che non sempre tengono in adeguato conto le aspirazioni occupazionali dei giovani. La polemica si è rinfocolata ancora nelle scorse settimane, in coincidenza con la diffusione di alcuni dati, peraltro controversi, sulle iscrizioni universitarie.
Come tentiamo di spiegare con il Focus di questo 'Almanacco della Scienza', tale contrapposizione non ha ragione d'essere. Da un lato è infatti utile e opportuno recuperare mestieri e professionalità che fanno parte dell'inestimabile patrimonio artigianale del nostro Paese, anche in considerazione del mutato quadro socio-economico. Dall'altro, la competitività internazionale si gioca sempre più sull'elevata qualificazione media, oltre che sulla capacità di produrre punte di eccellenza.
Non diciamo certo che qualunque lavoro necessiti di una laurea, ma dobbiamo abituarci a considerare la formazione di base e l'aggiornamento permanente come un must, anche per chi svolge mestieri che un tempo si imparavano 'una volte per tutte' con un passaggio di consegne personale. A un artigiano, a un agricoltore, a un pescatore è ormai richiesto di avere competenze manageriali, tecniche, di comunicazione. Il desiderio legittimo di lavorare e guadagnare, magari presto, è inscindibile dall'acquisizione di una professionalità completa.
Nel contempo, ragazzi e famiglie devono comprendere meglio come le decisioni che guidano nella vita vadano ponderate adeguatamente e assunte prima possibile. Le aspirazioni che in genere indirizzano il percorso formativo e professionale si formano già nell'adolescenza, eppure spesso si arriva alla fine delle scuole medie inferiori e superiori con le idee vaghe, confuse, operando scelte casuali. Il sistema scolastico e universitario deve fare di più e meglio nell'orientamento, ma anche i diretti interessati devono prendere coscienza che stanno compiendo un investimento fondamentale.
In questo settore, la ricerca può fare molto, poiché può fornire conoscenze e innovazione, migliorare lo status professionale dei lavoratori e la concorrenzialità delle imprese. Un compito però tutt'altro che facile, anche per la dispersione delle pur meritorie iniziative.
Tra queste, l'Osservatorio dei mestieri d'arte (Oma) presieduto da Giampiero Maracchi, un'associazione tra quattordici Fondazioni bancarie impegnata nella salvaguardia e nella promozione dell'artigianato artistico, soprattutto nei distretti in cui questo comparto è più solido e qualificato. L'Oma organizza eventi, iniziative di comunicazione, informazione e formazione per operatori, famiglie, ragazzi, rivolgendosi anche all'estero.
"La premessa per parlare oggi di artigianato consiste nella consapevolezza che questo settore non ha lo stesso significato di qualche decina di anni fa. Mentre l'artigianato del passato era rappresentato dalla realizzazione di beni di consumo prodotti indipendentemente dalla qualità, oggi il mestiere d'arte ha un significato completamente nuovo, è una forma di espressione artistica", ricorda opportunamente Maracchi, già direttore dell'Istituto di biometorologia del Cnr e neo-presidente dell'Ente cassa di risparmio di Firenze.
La qualificazione è insomma uno step fondamentale per trovare lavoro e per lavorare, qualunque cosa si faccia: strumenti utilizzati in passato quali la svalutazione, la delocalizzazione o la riduzione del costo del lavoro sono stati ormai stracciati dalla globalizzazione e, per andare avanti, dobbiamo necessariamente fare meglio degli altri le cose che ormai quasi tutti possono fare, ma non con il know how, la cultura, l'estro che ci caratterizzano nel mondo. Inoltre, proprio la congiuntura non favorevole ci riporta a modalità di consumo più sobrie in cui, per sintetizzare, si sostituirà di meno e si riparerà di più. Infine, l'iniezione di tecnologia sempre più disponibile ed economica comporterà continue modifiche nei processi produttivi e anche nelle attività che un tempo ne erano indenni.
Le immagini utilizzate nell'editoriale, sia quella nell'articolo sia quella in home page, sono concesse gentilmente da ©OmA
Marco Ferrazzoli