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Quindicinale a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche
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N. 14 - 15 lug 2020
ISSN 2037-4801
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Tra il giudaismo in declino e il proto cristianesimo in ascesa si colloca un tipo di esperienza religiosa caratterizzata dalla produzione di racconti di esperienze apocalittiche. Si tratta di un filone che ha poi trovato un'eco molto vasta in ambito cristiano, in particolare nei racconti dell'Apocalisse giovannea che chiude il Nuovo Testamento. Alle esperienze apocalittiche, alle visioni, alle profezie e a come queste si collocano all'interno degli studi di teologia ed esegetica ha dedicato il volume “Vedere Dio” (Carocci) Luca Arcari. L'autore, docente di storia del cristianesimo e delle chiese dell'Università di Napoli Federico II, intraprende un percorso alla scoperta dell'ultimo libro neotestamentario che lo porta a guardare alle apocalissi di diverse culture ed epoche - da quella persiana a quella romana - attraverso la lente della Cognitive science of religion (Csr), riflettendo su cosa significhi per il profeta o, più in generale, per l'autore di un racconto apocalittico, vedere e che valore abbiano per la genesi e per la fortuna di un simile testo l'esperienza e la scrittura.
Scopo principale di Arcari è mostrare come i testi apocalittici e chi li produce si possano considerare come degli specchi, magari poco limpidi, della dimensione della vita e dell'esperienza reale, filtrate da un contesto complesso e multiforme come è quello del “giudaismo del secondo tempio” ovvero del periodo ellenistico-romano. “Al di là di teorie più o meno generali sull'esperienza religiosa, per quanto concerne le esperienze e i testi visionari, gli studi prodotti nell'ambito della Csr, proprio per la loro natura fortemente interdisciplinare, possono senz'altro affrontare la questione da una prospettiva capace di chiarire i meccanismi fisici dei fenomeni a essi sottesi, facendo interagire gli studi cognitivi, quelli di neurobiologia e psicologia e quelli di antropologia, sociologia e storia culturale. In questo senso, ciò che definiamo religione, così come le pratiche o le esperienze cosiddette religiose, appaiono spiegate sulla base di meccanismi cognitivi, biologici o anche neurofisiologici che vanno intesi in un continuum rispetto alle attività umane di azione e riflessione ritenute non religiose. Ciò che entra in gioco, in maniera preponderante, è quindi proprio l'elemento culturale e/o interpretativo, soprattutto al livello dei significati che esso evoca, rispetto a meccanismi di cognizione e di funzionamento privi di ogni specificità in senso religioso”.
In particolare, nel racconto del profeta di Patmos troviamo elementi e simboli propri della cultura del più antico Israele, rielaborati e filtrati in prima persona in un tipo di narrazione che si pone come chiave di volta del rapporto tra il mondo umano e l'oltre mondo divino e che, allo stesso tempo, unisce in un'unica grande esperienza passato, presente e futuro. Nello studio di testi simili, le “categorie come stato alterato di coscienza e simili vanno sempre e comunque ricondotte ad azioni e a pratiche socialmente riconosciute come capaci di generare esperienze a loro volta manipolabili da parte di individui che agiscono e comunicano sulla scorta di un quadro culturale condiviso”.
A questo tipo di esperienza la comunicazione scritta fa da cassa di risonanza - da amplificazione tecnologica - e fa in modo che diversi pubblici possano interpretarla ma, allo stesso tempo, interpretare se stessi alla luce della narrazione.
Insomma, il panorama dei significati assunti dal testo apocalittico è costituito da un vero e proprio flusso di possibilità, di forme e di trasmissioni attraverso cui Arcari guida il lettore, aprendogli sotto gli occhi una rivelazione dopo l'altra, l'intero mondo delle Rivelazioni.
Manuela Discenza
titolo: Vedere Dio
categoria: Saggi
autore/i: Arcari Luca
editore: Carocci
pagine: 444
prezzo: € 39.00